Perché la “Grexit” interessa gli operatori del settore immobiliare italiano? 

Lo Stato Italiano possiede circa il 18% dell’intero debito pubblico greco sotto forma di titoli di debito pubblico ellenici acquistati negli ultimi anni per salvare lo stato greco dal fallimento. A sua volta, la grandissima parte dei titoli di debito pubblico italiani (che lo stato immette sul mercato per finanziarsi promettendo alti rendimenti ai sottoscrittori/investitori privati e non) è posseduto dalle banche italiane. Ed è proprio in questa connessione finanziaria tra Stato e banche che una eventuale uscita della Grecia dall’UE, con la conseguente sua insolvenza avrebbe effetti negativi.

Nel breve termine il bilancio dello Stato italiano avrebbe un buco stimato del 4% del PIL, con la speculazione finanziaria internazionale pronta a far innalzare i tassi di interesse che il nostro Stato deve pagare a chi acquista i suoi titoli di debito pubblico (unico strumento efficace e certo per finanziarsi); avere tassi di interesse più alti da garantire significa però avere meno certezza nel poterli onorare e pagare, esponendo a sua volta il debitore (lo Stato italiano) al rischio dell’insolvenza verso i propri creditori che poi sono, fondamentalmente, le banche italiane.

Proprio loro, come un gioco di scatole cinesi, si troverebbero a detenere titoli italiani sempre più redditizi (per gli alti tassi promessi, altrimenti nessuno li acquisterebbe) ma anche molto più pericolosi e dal realizzo incerto, divenendo esse stesse a rischio solvibilità e fonte di criticità.

Si innescherebbe un meccanismo del tutto simile a ciò che avvenne nel dicembre 2011 con la caduta del governo Berlusconi, letteralmente travolto dalla speculazione finanziaria (vi ricordate le drammatiche oscillazioni del famigerato differenziale – lo spread – tra il rendimento dei Bund tedeschi e i BTP italiani cui assistevamo impotenti ogni giorno?). In quel periodo le banche italiane, sempre più vacillanti e a rischio insolvenza, ridussero al minimo le erogazioni a privati e società, con il contestuale crollo di linee di credito e mutui concessi, che causarono un crollo nei finanziamenti accordati per favorire le nuove costruzioni e ristrutturazioni di immobili e soprattutto gli acquisti di abitazioni dei privati (niente mutuo=nessuna possibilità di acquistar casa).

Solo adesso, dopo anni, il settore creditizio appare solido e soltanto da pochi mesi il mercato immobiliare sta faticosamente uscendo dal periodo più nero: l’uscita della Grecia dall’Euro e dall’Unione Europea coinciderebbe quindi probabilmente con l’esplosione di una nuova crisi nel mercato degli immobili, con sempre meno acquirenti, interventi edilizi e mutui concessi.

E noi, dal governo alle banche fino al privato cittadino che sogna di comprar casa potendo accedere anche a un mutuo, non possiamo permetterlo!

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